GIOVANNI PUCCIO
E’ da un dolore comune a tanti che nel 1992 nasce la storia di Giovanni Puccio. Durante i novanta giorni di agonia della propria madre, affetta da adenocarcinoma della colecisti, Puccio iniziò a muovere i primi passi nell’oncologia e ben presto in oltre sedici discipline: dalla microbiologia alla veterinaria, dalla biologia alla farmaceutica, dalla chimica organica all’immunologia, rimanendo un outsider, non avendo mai conseguito alcuna laurea. La domanda da cui si originano i suoi studi e le sue intuizioni fu: Cos’è il cancro?, cercando di risalire ai processi chimico-organici e alle cause iniziali alla base del processo degenerativo. Partendo dagli studi di Bonifacio, percorrendo i punti fondamentali dell’oncologia sperimentale, le ricerche del professore Steven Rosenberg sulla presenza di batteri nello stomaco, le pubblicazioni di Metus e Bonvicini sul GHS, teorie e trattati medico-scientifici, seguito e comparato la situazione clinica di 100 pazienti affetti da carcinoma, iniziò a strutturare le proprie ipotesi in uno studio di oltre mille pagine, dal titolo, ‘Eziopatogenesi del cancro’, nel quale espone la propria teoria sulle cause relative allo squilibrio elettrochimico cellulare che sarebbe implicato nell’insorgenza di patologie degenerative, quali il cancro. Nel 2001 una interrogazione parlamentare chiese la possibilità di riconoscere le scoperte di Puccio, avviare trial clinici per verificarne l’attendibilità e dimostrare la presenza di batteri enterofermentanti e acido-resistenti all’interno dello stomaco (al fine di valutarne i meccanismi di azione-reazione nello sviluppo del cancro). Nel 2003 fonda Emmanuele, Associazione per la Ricerca Scientifica che oltre a richiedere il riconoscimento dei propri studi, si batte per il diritto di cura e per la ricerca nel campo delle malattie rare. Da anni la terapia C.R.A.Pu (Complementare, Riducente, Antidegenerativa, Puccio) viene somministrata a pazienti affetti da patologie degenerative, anche all’interno di strutture ospedaliere, ma senza che venga riconosciuta e nel più assoluto silenzio-assenso. Antesignano nello studio dello stress ossidativo, degli antiossidanti, del cancro, dell’autismo, Puccio ha inoltre individuato una serie di esami di controllo, ma soprattutto preventivi che permetterebbero di agire sull’organismo in squilibrio prima che la patologia venga conclamata. I suoi studi sono stati presentati a congressi internazionali di medicina, hanno attirato l’attenzione del mondo scientifico, e sono stati ripresi da diversi scienziati e studiosi a livello internazionale. Nonostante gli innumerevoli casi clinici e i risultati positivi ottenuti in questi anni, non si è ancora giunti all’ufficializzazione. Movimenti cittadini costituiti in questi anni combattono al fianco di Puccio.
Nel settembre 2010, un’importante conferma agli studi di Puccio si ha proprio da parte dell’ISS, che comunica di stare avviando cinque trial clinici basati su un’alternativa alla chemioterapia. Nel comunicato stampa in oggetto si parla di ‘nuove strategie antitumorali’, ‘microambiente acido’, ‘inibitori della pompa protonica per inibire la crescita della massa tumorale’, ‘alternative alla chemioterapia’, ‘accumulo di acido lattico, dovuto al metabolismo tumorale’… punti cardine degli studi di Giovanni Puccio che già nel ’98 (all’interno dell’Eziopatogenesi del cancro) parlava di ciò che oggi l’Istituto di Sanità propone come uno studio proprio e innovativo. È oltraggioso quello a cui si assiste, alla luce degli incontri che negli anni la nostra Associazione ha avuto con i vari Governi e i ministri di Sanità che si sono succeduti (vedi interrogazione parlamentare del 2001 http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/stenografici/sed868/s040.htm; le lettere e i documenti che testimoniano come negli anni si sia richiesta più volte la sperimentazione ufficiale della terapia e la riproduzione di quegli esperimenti con cui Puccio avrebbe individuato i batteri enterofermentanti e acido-resistenti presenti nello stomaco che, a suo avviso, sarebbero implicati nei processi che causano patologie degenerative). L’unica lettura possibile è chiedersi se l’ISS stia tentando di salvare il salvabile. Occorre non sottovalutare però come questa possa essere una crepa in un sistema lobbistico che inizia, finalmente, a cedere.
LA TERAPIA C.R.A.Pu
(Complementare Riducente Antidegenerativa Puccio)
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La storia ci insegna che tutte le novità scientifiche debbano sconfiggere anche i muri dello scetticismo, ostacoli morali e soprattutto economici. Una malattia diventa un business e chi ne scopre la causa è costretto a battersi contro tutte queste difficoltà, possedendo come armi la propria forza d’animo e prove scientifiche inconfutabili, teorie che divengano leggi inattaccabili per coloro i quali cerchino di metterle in dubbio.
Obiettivi
Le finalità della ASSOCIAZIONE EMMANUELE sono filantropiche, educative, letterarie e di ricerca scientifica. L' Associazione Emmanuele ha le seguenti missioni: sostenere la ricerca scientifica, vagliare e raccogliere dati informativi utili per migliorare e mirare le cure e attuare sforzi per capire e diffondere l’opera del ricercatore indipendente Signor GIOVANNI PUCCIO
COMUNICATO SCIENTIFICO
ESAME ACIDO TIODIGLICOLICO
Deutschland
Questo blog è realizzato con l'unico e nobile scopo di diffondere i principi e la pratica di Giovanni Puccio, studioso e consulente scientifico eziopatologico. Presidente dell' Associazione per la libera Ricerca Scientifica "Emmanuele".
L'Associazione invia GRATUITAMENTE tutte le informazioni e il protocollo personalizzato per la cura.
Scrivi a: emmanuele.ars@hotmail.it
COS'È LA NAGALASE?
La nagalase è un enzima prodotto dal NOSTRO organismo, implicato nel catabolismo del glicano (i glicani sono polisaccaridi ovvero carboidrati complessi che, insieme alle proteine o ai lipidi presenti nelle membrane cellulari, costituiscono glicoproteine e i glicolipidi di membrana).
Studi recenti hanno confermato il ruolo svolto dai glicani nella conformazione fisica e biologica delle glicoproteine come pure sulla relazione fra deformazione strutturale dei glicani della superficie cellulare e la conversione maligna delle cellule tumorali. La nagalase può quindi trasformare il GcMAF in una forma inattiva che non può essere più utilizzata dal sistema immunitario come sostanza di segnalazione.